Libia, media: "Haftar parteciperà alla conferenza di Berlino"

A Mosca il generale di Bengasi si era rifiutato di firmare l'accordo che avrebbe dovuto sancire un cessate il fuoco duraturo nel Paese

Il generale Khalifa Haftar ha deciso di accettare l'invito a partecipare alla conferenza di Berlino sulla Libia, in programma domenica 19 gennaio. Lo ha riferito via Twitter al Arabiya, citando "fonti arabe", secondo cui Haftar "rifiuta che la Turchia faccia da mediatore". Il generale vorrebbe che "gli Stati mediatori siano neutrali ed abbiano come scopo la stabilità della Libia e non quello di rafforzare le milizie armate o dispiegare estremisti".

Sempre secondo la tv emiratina, Haftar ha informato la Russia delle condizioni per lui necessarie per un cessate il fuoco: "Un termine tra i 45 e i 90 giorni alle milizie per restituire tutte le armi e un comitato guidato dall'esercito nazionale libico che, insieme all'Onu, censisca le armi in mano alle milizie".

Per ora, però, il generale di Bengasi se ne è andato da Mosca senza mettere il suo nome sul foglio che avrebbe dovuto sancire un cessate il fuoco duraturo nel Paese. E questo nonostante la pressione esercitata nei suoi confronti da parte del presidente russo Vladimir Putin, diventato negli ultimi tempi uno dei suoi principali sostenitori militari, politici e finanziari.

Una situazione apparsa come uno smacco diplomatico per Mosca. Al Cremlino avrebbero voluto vedere risolta la situazione e invece si ritrovano a fare i conti con la riottosità di Haftar. C'è dunque tutto l'interesse ad alimentare la versione di una tregua che regge ancora "a durata indeterminata", in attesa di una parola definitiva da parte del generale libico.

Una ricostruzione accreditata anche dalla Turchia, altro sponsor del cessate il fuoco, che invece appoggia Sarraj. La tregua "è in gran parte applicata sul terreno", assicurano da Ankara, dove però il presidente Recep Tayyip Erdogan ammonisce la fazione rivale a quella del suo protetto: se il generale Haftar dovesse riprendere i suoi attacchi, minaccia, gli "infliggeremo una lezione".

Conte: "Soluzione politica, Erdogan e Putin siano a Berlino" "L'Italia ha fatto una scelta ben precisa: occorre giungere a una soluzione politica, non siamo disponibili a fornire armi o militari per alimentare un conflitto armato". Lo ha detto Giuseppe Conte, parlando di Libia nel corso della riunione a Palazzo Chigi sulle missioni militari. "Anche Putin ed Erdogan dovrebbero partecipare alla conferenza di Berlino", ha aggiunto il premier.

Migranti, Lamorgese: "Con instabilità c'è il rischio che aumentino i flussi" Intanto il ministro dell'Interno, Luciana Lamorgese, ha ricordato che "un Paese instabile, come è la Libia in questo momento, può avere grosse ripercussioni" sull'entità dei flussi migratori. La Lamorgese ha definito "preoccupante" la situazione e ha poi sottolineatoo la necessità che si arrivi ad una soluzione che dia stabilità e sicurezza. Il ministro, durante la trasmissione tv "Otto e mezzo", non ha indicato quanti migranti siano pronti a partire, ma ha parlato di "numeri consistenti. E noi dobbiamo essere pronti ad operare a livello di Ue affinché vi sia una soluzione politica. In questo senso la conferenza di Berlino potrà fare tanto". 

Di Maio: "Minniti? Non serve un inviato Ue" "La candidatura di Minniti come mediatore? Secondo me non serve un inviato speciale europeo, ci sono già i ministri degli Esteri". Lo ha detto il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ospite del programma tv "Cartabianca". "Servirà un inviato speciale dell'Italia dopo le conclusioni della conferenza di Berlino - ha sottolineato -. Non è stato affrontato nessun discorso a livello di governo. Ricordo che sono il ministro che difende di più i memoranda con la Libia firmati da Minniti".