La GenZ si lascia “influenzare” dalle web star? Sì, ma non troppo
Quanto sono autorevoli gli influencer per la Generazione Z e i giovani Millennials? L'indagine di Skuola.net su 7.500 ragazzi di età compresa tra i 10 ed i 25 anni
Se il corso di laurea da influencer ha fatto sorridere i non addetti ai lavori, d’altra parte è innegabile che, tra i giovani che seguono assiduamente le web star, più di uno su 4 aspiri a diventarlo: un 5% dichiara di essere già impegnato nell’impresa, il 22% ammette che si tratta ancora di un sogno nel cassetto. Perché influencer e fashion blogger sono probabilmente la reincarnazione di veline e calciatori, modelli simbolo degli anni ’90 e Duemila: il modo di fare soldi (apparentemente) facili grazie ai proventi derivanti dai brand. Ma quanto sono seguiti e che presa hanno realmente gli influencer sulle nuove generazioni? A mostrarlo è un’approfondita indagine di Skuola.net che ha intercettato Millennials e GenZ attraverso una web survey pubblicata sulle pagine del suo portale. A raccontarsi oltre 2.500 ragazzi - tra i 10 e i 25 anni - che seguono abitualmente social star e influencer. Che, va subito detto, non rappresentano la maggioranza del campione (composto complessivamente da 7.500 giovani): circa 1 su 3, infatti, ha inserito stabilmente gli influencer nella propria dieta digitale.
Instagrammer, Youtuber e cantanti i più seguiti sui social
Dalla ricerca, infatti, emerge che gli influencer non hanno contagiato tutto il target in maniera uniforme. Ma quelli che li seguono lo fanno con voracità: 2 su 3 ne seguono più di 10 e 4 su 5 ne guardano i contenuti più volte al giorno. Instagrammer, Youtuber e cantanti: secondo i ragazzi che hanno partecipato allo studio, sono loro (a pari merito con il 17% dei voti) le web star più accreditate tra la GenZ e i giovani Millennials. Subito dietro, rispettivamente al 12% e all’11%, troviamo attori e vlogger. Un altro parametro interessante è, però, quello riguardante gli argomenti dove sembrano avere più potere gli influencer, che risultano essere quelli legati alla moda e al settore musicale (entrambi al primo posto, con il 14% delle preferenze), tallonati da chi dispensa suggerimenti su serie tv e cinema (entrambi al 12%).
Acquisti 'influenzati' dagli idoli del web
Spesso, infatti, sembra che si tratti di consigli provenienti da persone che molti followers percepiscono come amici. E che da amici sono trattati: il 57% di loro ripone negli influencer una fiducia che va da un livello abbastanza alto fino ad altissimo. Proprio per l’ampio credito che gli viene riconosciuto, il 32% degli intervistati, negli ultimi tre mesi, ha comprato almeno un prodotto suggerito da uno di loro. A dimostrazione di quanto stia crescendo la credibilità di quel che dicono questi nuovi ‘maestri di vita’. Ma solo per alcuni.
Ma i contenuti sponsorizzati allontanano le nuove generazioni
C’è un 47% dei giovani che, pur seguendo degli influencer, dichiara di non dare particolare credito alle web star. E allora perché seguire qualcuno di cui non ci si fida? Due le motivazioni principali: per rimanere aggiornati o per mero divertimento. Questa scarsa fiducia sembra provocata soprattutto dalla percezione che post o storie con l’hashtag #adv (quindi commissionati da aziende) non siano davvero autentici. Infatti, il 77% di quelli che conoscono il significato dell’hashtag #adv ritengono che, quando un influencer sponsorizza un prodotto tramite una collaborazione retribuita, la buonafede e il senso critico dell’amico virtuale inizino a vacillare. In pratica lo si fa solo per interesse.
L'hashtag #adv: in pochi sanno che significa
Sicuramente c’è da fare di più in termini di comunicazione anche sul significato del ‘cancelletto pubblicitario’: solo il 47% degli intervistati è a conoscenza di cosa voglia dire e la metà di essi lo ha scoperto da solo (il 5%, sorprendentemente, lo ha capito grazie a genitori e prof). Anche perché si sta aprendo una nuova linea di business per gli influencer e per le aziende che investono su di loro: il mercato dei messaggi video personalizzati, visto che il 12% sarebbe disposto a pagare somme fino a 100 euro per averli, il 4% spenderebbe anche di più.