Libia, Minniti: "Non mi pento dell'accordo sui migranti, ma bisogna cambiarlo" | Il governo frena sul rinnovo automatico

L'ex ministro dell'Interno: "Gli 8 articoli non sono le tavole della legge". Di Maio: "Intesa fondamentale, ma urge modifica"

-afp

"Ho agito da uomo delle istituzioni al servizio del Paese, non mi pento del patto che ho siglato con la Libia". Sono le parole dell'ex ministro degli Interni Marco Minniti che, intervistato dal quotidiano Repubblica, apre alla possibiità di modificare l'accordo in vista del rinnovo automatico: "Gli otto articoli del Memorandum con Tripoli non sono le tavole della legge. Possiamo cambiarlo, ma non in maniera unilaterale".

Intanto, il governo Conte rifiuta la proroga automatica, prevista per il 2 novembre. "È innegabile come l'accordo abbia migliorato la situazione degli sbarchi, ma ora c'è la volontà di modificare in meglio alcune parte significative", ha dichiarato il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Il leader dei 5 Stelle ha anche annunciato l'intenzione di convocare la commissione congiunta italo-libica, per ridiscutere in particolare "le condizioni nei centri di detenzione". 

Le nuove richieste di accordo - Tre sarebbero le modifiche al Memorandum con la Libia richieste dal governo italiano: intensificare dello svuotamento dei centri di detenzione attraverso dei corridoi umanitari, il rafforzamento della presenza delle Nazioni Unite all'interno delle 19 strutture di detenzione e infine un piano di sviluppo per l'Africa basato su investimenti nei Paesi natali dei migranti, così da favorire il loro rientro in patria. Queste proposte verranno presentate dall'attuale ministro dell'Interno Luciana Lamorgese mercoledì 6 novembre, durante la sua informativa alla Camera dei Deputati. 


Minniti: "Dobbiamo tentare delle modifiche concordate" - "Alla Libia dobbiamo dire che non la lasciamo sola, perché vorrebbe dire che ce ne laviamo le mani, ma che saremo molto più esigenti". Parola di Marco Minniti, ex inquilino di Palazzo Chigi nel governo Gentiloni e firmatario del Memorandum con la Libia. "Non mi pento dell'accordo che ho sottoscritto. Abbiamo istituito i primi corridoi umanitari e piani di rimpatrio nei loro Paesi d'origine. Il mio cruccio semmai è il non aver risolto il problema". Anche l'ex ministro però, apre ad una possibile modifica dell'accordo: "Gli otto articoli del Memorandum non sono le tavole della legge. Resto dell'avviso che non lo si possa cambiare in maniera unilaterale: dobbiamo tentare delle modifiche concordate. Se non saranno accettate dalla Libia, tireremo un bilancio della situazione".